Prima di introdurre la figura di don Roveglia, può essere interessante ricordare il percorso fin qui compiuto dalla nostra parrocchia, così come riportato nel Libro dei nati alla fine dell’anno 1885.
«I nati in questa parrocchia, eretta nel 1838, fino al-l’anno 1885 ammonta al non indifferente numero di 1.637.
Coloro che ressero questa Parrocchia furono I°, per alcuni mesi, come Economo Spirituale Don Giovanni Becchetti, indi per poco Don Antonio Pezzucchi, di poi per terzo Don Arcangelo Zanetti che ne resse per 40 anni, indi per sei mesi, come economo spirituale, di poi per III Parroco il R.do Don Francesco Ringhini che fece il suo ingresso nel giorno 9 settembre 1883 fino all’anno 1891 ai 2 febbraio, nel qual giorno morì; indi Economo spirituale l’attuale curato Don Cipriano Donati che disimpegnò le sue mansioni fino al 13 settembre 91, in cui entrò come Economo Roveglia D. Teodosio che poi con nomina vescovile 20 novembre e Regio placet 20 dicembre anno medesimo fu eletto Par-roco. L’aiuti Iddio a compiere il dovere suo, e diagli benedizioni de.coeli et de pinguedine terre»
L’ultima parte della breve cronaca appare scritta da Don Ro-veglia stesso che nel suo impegno parrocchiale, con l’esempio e le opere, compì pienamente il suo dovere, come aveva espresso nell’invocazione rivolta al Padre.
Con la sua calligrafia nitida, chiara ed elegante, Don Roveglia vergò altre note, rimaste custodite nell’archivio parrocchiale: la relazione della Parrocchia di Lumezzane S. Sebastiano del 1 Agosto 1914, il ricordo della visita del vescovo Corna Pellegrini, il 12 settembre 1895, in occasione dell’inaugurazione del-la Chiesa ampliata, un delizioso sonetto, ritrovato nelle pagine di un libro ed infine il suo testamento olografo redatto in data 31 di-cembre 1921, quattro anni prima della sua morte.
Ma il suo appunto più antico, in nostro possesso appare su un edizione della sacra Bibbia del 1840, dove si legge:
«agosto 1888 – Roveglia don Teodosio – III corso Teologico 1887-88 – chierico della parrocchia di S. Giovanni Evangelista in Brescia».
Proprio a Brescia, nel 1869, era, nato Don Teodosio Roveglia da una famiglia di noti orafi e argentieri.
Divenne sacerdote nel 1890 ed il 3 settembre dell’anno successivo venne nominato economo spirituale di San Sebastiano. La nomina a parroco giunse il 20 novembre dello stesso anno, all’età di 21 anni, e qui rimase fino alla morte che lo colse il 12 gennaio 1925, per paralisi cardiaca, come testimonia Bianchi don Fabiano vic. Coop, che ai solenni funerali celebrati il 15 gennaio 1925, tenne “un discorso per il venerato suo parroco. Don Teodosio Roveglia” di cui è stata conservata la trascrizione nell’opuscolo “In morte di Don Teodosio Roveglia” edito da tip. Morcelliana – Brescia 1925.
Intensa e feconda fu la sua opera nella parrocchia di San Sebastiano.
Per meglio coglierne l’intento e la portata riteniamo interessante e doveroso “lasciare la parola” allo stesso don Roveglia proponendo la lettura della relazione che lui stesso redasse, il 1 agosto 1914, riguardo alla situazione della parrocchia per la quale profuse tutte le sue energie.
“La Parrocchia di Lumezzane S. Sebastiano, frazione del comune di Lumezzane S. Apollonio è stata eretta in Parrocchia nell’anno 1838, ed ora conta anime 1350. Io vi sono entrato nell’anno 1891, in settembre, ho per curato il Rev. Don Cipriano Donati d’anni 72, ed or anche il novello Sacerdote Don Fabiano Bianchi d’anni 24 che è nativo della Parrocchia. La Chiesa Parrocchiale che era insufficiente per la sempre crescente popolazione è stata ampliata nel 1896, ed ora si può dire ancor piccola in proporzione agli abitanti ha bisogno la Chiesa d’essere decorata, essendo ancora tale quale l’hanno lasciata i muratori dopo l’ampliamento; ciò che speriamo fare dopo pagato il debito per l’erezione dell’Asilo Infantile.
La Chiesa però è abbastanza dotata di arredi e paramenti sacri. Vi è anche un Oratorio detto di S Luigi Gonzaga, ove qualche volta si celebra la Santa Messa, e vi intervengono tutte le feste di precetto i confratelli del S.S. Sacramento a recitare il loro ufficio.
Altra chiesetta vi è nelle Fratte, di proprietà dei Sacerdoti fratelli Saleri defunti, ed anche colà essendo tenuta la Chiesa con decoro qualche rara volta vi si celebra la Messa. Così pure annessa all’Asilo v’è la Cappella di S. Agnese per l’oratorio femminile, ed ivi pure qualche volta si dice la S. Messa ottenuta la debita approvazione. In parrocchia vi è la Confraternita del SS. Sacramento in divisa – la Confraternita della Dottrina Cristiana – l’oratorio maschile con bandiera, l’oratorio femminile con stendardo – la Compagnia delle Madri Cristiane canonicamente eretta – la Congregazione del Terz’ordine di S. Francesco eretta canonicamente, la Compagnia delle Figlie di Maria – pure canonicamente eretta – la Confraternita del Carmine – la Compagnia delle Figlie di S. Angela.
Vi sono in paese le suore delle Poverelle per l’Asilo Infantile e per l’oratorio femminile alle feste di precetto.”
Dopo questo dettagliato resoconto di tutte le attività materiali, in particolare sottolineiamo l’ampliamento della Chiesa e l’erezione dell’Asilo, e di quelle spirituali che sotto la sua sapiente guida erano state realizzate o potenziate, don Roveglia conclude la relazione con un profilo dei suoi parrocchiani, che lascia trasparire un cuore benevolo e generoso.
L’accento è posto sulla gioventù in cui nutre molte speranze.
“In parrocchia si farà purtroppo anche del male, come dappertutto, ma disordini aperti non ne conosco – nessun matrimonio civile od unione libera senza il matrimonio religioso, e finora nel periodo non breve di tempo in cui mi trovo in parrocchia non ho trovato nessuno che abbia rifiutato i S.S. Sacramenti in punto di morte, se questa non li colse all’improvviso. La S. Pasqua è frequentata discretamente ed i disertori di essa sono relativamente pochi. Quelli che più hanno bisogno di assistenza e di coltivazione sono i giovani, ed ora che ho insieme il Curato novello Bianchi don Fabiano spero ricavarne grande profitto perché l’indole della gioventù in generale è molto buona, e coltivata darà buoni frutti.”
Lumezzane S.Sebastiano 1 agosto 1914
Il Parroco Roveglia don Teodosio
Nell’accorato discorso tenuto in occasione dei suoi funerali, di cui abbiamo già detto, don Fabiano Bianchi confermava il profilo di un santo sacerdote che “ancor giovanissimo venne tra noi quale Pastore. (…) Avrebbe potuto occupare posti di primo ordine, ma a null’altro Egli aspirò che a vivere e a morire in mezzo a noi, suo gregge e sua famiglia!
Da 34 anni reggeva S. Sebastiano ed Egli tutti ci conosceva nel più profondo dell’anima, nelle nostre debolezze, nei nostri sforzi, e noi conoscevamo Lui nei suoi momenti di gioia e di dolore, di lotta e di riposo, di iniziativa e di sacrifici. A Lui dobbiamo questa Chiesa ingrandita nel 1895, e poscia così riccamente decorata; a lui dobbiamo l’altare di Maria SS di Lourdes, a cui aveva una grande devozione, a Lui dobbiamo la venuta delle Reverende Suore e l’Asilo infantile con le annesse scuole e teatro; a Lui dobbiamo tante iniziative per i giovani. E tutti ricordano quanto trasporto avesse per essi e quanto si sacrificò nei suoi fiorenti anni per l’Oratorio, al quale ultimamente regalò il vessillo con l’effigie di Don Bosco di cui era devotissimo. Così pure tutti conoscono quanto lottò per la difesa dei diritti dei poveri e per l’incremento anche materiale del paese!”
La generosità verso i suoi parrocchiani si manifestò anche quando il parroco scrisse di suo pugno il testamento:
“Io sottoscritto Roveglia Don Teodosio Parroco di Lumezzane S. Sebastiano dispongo come segue del poco che posseggo:
Lascio la Fratta di Vedrine alla Veneranda Fabbriceria di S. Sebastiano con l’obbligo di farmi un ufficio funebre ogni anno dopo la mia morte. La legna della Fratta sia delle piante di castagne, come di altre piante sarà data ogni anno all’asilo infantile di S. Sebastiano.”
Il testamento olografo precisa inoltre che “l’obito sia modestissimo e senza nessuna pompa, e pagati i debiti che eventualmente potessi avere, si consegni alla on. fabbriceria se vi ha denaro di elemosine o cera a Istituzioni religiose come risulterà dai registri”.
Alla sua scomparsa non risultò alcun debito, anzi nella nota che aggiunse al testamento pochi giorni prima di morire l’attivo ammonta a L. 10.283.75, contro un passivo di L. 5.823, con un ragguardevole avanzo di cassa pari a L. 4.460.75. Nel dettagliato resoconto contabile appaiono, tra l’altro le offerte per la decorazione della Chiesa.
Oltre che delle anime il nostro beneamato parroco dovette occuparsi più volte di conti. Il rifacimento della chiesa parrocchiale fu un lavoro imponente che ci permette ancora oggi, soprattutto dopo l’esemplare restauro, di ammirarne la straordinaria ricchezza.
Non fu facile reperire i fondi necessari: la popolazione si mostrò come sempre generosa, ma don Roveglia si impegnò con grande abilità ad ottenere aiuti anche con interventi autorevoli. Di particolare rilevanza quello dello statista bresciano Giuseppe Zanardelli, di cui in archivio sono stati trovati scritti autografi datati agosto 1896, che rassicuravano circa un suo interessamento per l’assegnazione di “un sussidio di 500 lire per l’ampliamento della Chiesa” da parte del Fondo per il Culto.
Il problema dell’ampliamento che fu realizzato secondo il progetto dell’architetto ed ingegner Melchiotti, si era posto da tempo e i Fabbriceri nel presentare richiesta di sussidio “All’eccelso Ministero di Grazia e Giustizia e Culti”, in data 6 Maggio 1896, per completare il pagamento dell’opera, ripercorrono l’iter complesso, sottolineando le motivazioni di una tale scelta.
“A questa Fabbriceria da gran tempo venivano a cognizione i gravi inconvenienti a cui dava luogo la ristrettezza della Chiesa Parrocchiale troppo angusta per la popolazione, e l’Ufficiale Sanitario che ebbe a constatare i perniciosi effetti della piccolezza dello spazio concesso ai fedeli non mancò di far rilevare alla Fabbriceria l’assoluta necessità di provvedere”. Dopo aver illustrato la funzione della commissione predisposta alla realizzazione del progetto di ampliamento, viene sottolineato “si ebbe l’unanime adesione della Popolazione che con nobile gara concorse coll’opera e col denaro ad affrettare l’esecuzione del suo ardente desiderio. L’Opera è ora quasi compiuta, la Chiesa è ampliata più del doppio e la spesa totale sarebbe di £ 24.000.” Purtroppo le crisi non erano estranee neppure a quei tempi ed i fabbriceri, con grande schiettezza, dopo aver elogiato l’unanime sforzo dei parrocchiani, ammettono la necessità di ulteriori aiuti esterni. “Se non che per quanto la popolazione abbia fatto per dare il suo aiuto di opera, per provvedere materiali, per far condotte, per concorrere con denaro, essendo intervenuta una crisi nell’industria metallurgica, che in questa borgata si esercita, essendo arenato il commercio, lo sperato concorso di denaro non fu raggiunto e la commissione verrà a trovarsi scoperta di più che 10.000 lire.”
La Fabbriceria riconoscendo che “questo popolo ha sostenuto in breve tempo grandi sacrifici, non avendo altra risorsa, ha risoluto di ricorrere a codesto Ministero onde ottenere un generoso sussidio sui fondi che tiene a disposizione per le opere della specie.
“La richiesta, sottoscritta dai fabbriceri Gnutti, Seneci e Gambari, si conclude con l’auspicio che la speranza non sarà frustata, che anzi sarà liberale con una popolazione che di gran slancio ha sostenuto sacrifici immensi onde avere il tempio più caro alla sua fede.
Alla generosità e alla tenacia della popolazione fanno riferimento anche le cronache, che don Roveglia diligentemente e, si può presumere, con giustificato orgoglio e profonda soddisfazione riportò nel libro dei Nati.
I tre trafiletti, ritagliati dal giornale “Il Cittadino” hanno per titolo rispettivamente “Per la fabbrica di una Chiesa” (5 maggio 1896), “Benedizione di una chiesa ampliata” (15 settembre 1896), infine “Cronachetta Religiosa” (settembre 1896).
Nei primi due articoli oltre all’elogio per una popolazione così determinata e generosa, viene ricordato l’artefice ed il tenace sostenitore di tale opera, don Roveglia.
Dopo aver visitato il nuovo edificio su invito del parroco, il giornalista ne riconosce le grandi virtù e lo definisce “anima di tutta l’impresa” e nella cronaca del 15 settembre si riferisce della benedizione del Vescovo ad una Chiesa più che ampliata, quasi totalmente eretta dalle fondamenta e più avanti si ricorda che lo splendido esito di questa solennità, che hanno lasciato si cara ricordanza nel cuore di tutti, devesi allo zelo di questo R. Parroco don Teodosio Roveglia, da cui partì l’iniziativa all’erezione della Chiesa. Lo stesso riconoscimento è inciso nella lapide posta all’entrata della Chiesa.
Che i sentimenti di riconoscenza fossero reciproci, appare evidente quando si leggono le parole di don Roveglia scritte, di suo pugno nel Libro dei nati:
“La sera del 12 settembre venne nella nostra Parrocchia, accolto dalla popolazione esultante, S.Ecc. M. Corna Pellegrini nostro amatissimo Vescovo, per benedire la Chiesa Parrocchiale ampliata.
Solennità la Domenica 13 – musica dell’Istituto Pavoni, illuminazione e la sera della domenica partì il Vescovo commosso al vedere il lavoro titanico fatto da una popolazione povera sì, ma ricca di buona volontà. Dio ci aiuti a finir di pagare le spese.”
Come abbiamo già detto, l’accorata invocazione alla Divina Provvidenza fu accolta e il nostro quarto parroco potè dedicarsi anche ad altre imprese, meno gravose certamente, ma sempre impegnative. L’intento era quello pastorale: accorto generoso ed intraprendente qual’era cercò di adeguare le strutture e le iniziative alle esigenze di una popolazione che si evolveva sul piano culturale e sociale, mantenendo ben salde le sue radici cristiane.
Come viene ricordato dal Diacono sig. Tobia Bonomi, nel prezioso numero speciale di Lumensanum del 1995 “La storia dell’oratorio per piccola o grande che sia”, don Teodosio Roveglia ebbe particolarmente a cuore l’istruzione e l’educazione dei giovani. A tale scopo aveva individuato un luogo di ricreazione; in un primo tempo “fu negli orti di Nember Luigi (Gige), poi in località Lingura, proprietà Eredi di Ghisi Giuseppe, indi nel cortile di Gnutti Fretadì, dove nel 1900 era iniziato l’Asilo infantile diretto dalle rev. Suore Poverelle. E lì incominciarono anche le rappresentazioni drammatiche”.
Don Teodosio non solo amava il teatro ma era anche appassionato di musica tant’è che nel 1901 costituì il Corpo Musicale. L’iniziativa era tutta parrocchiale: infatti, in archivio, è gelosamente conservata una ricevuta del “Negozio ed officina – strumenti musicali – Brunelli Secondo – “sita in Brescia, al n. 54 di Corso Magenta, dove si di-chiara di aver ricevuto a saldo la somma di £ 1550 per n. 32 strumenti musicali di prima qualità.
Ma torniamo ai giovani che più sollecitavano l’impegno del parroco: “quando nel 1902 don Roveglia ideò la costruzione del fabbricato dell’Asilo Infantile, fece aggiungere nel progetto, un ampio salone per le rappresentazioni drammatiche, con annesso cortile per i giochi all’aperto. L’idea fu realizzata nel 1906, anno in cui venne solennemente inaugurato, presenti autorità locali e cittadine, l’Oratorio Maschile.”
(La successiva sede in via Vittorio Veneto fu realizzata dal suo successore don De Giacomi).
La possibilità di utilizzare spazi adeguati oltre allo zelo del parroco, favorì il sorgere di numerose attività formative, la più importante delle quali fu la fondazione del Circolo Cattolico che si costituì nel 1921. Nel 1922 il circolo venne aggregato alla Federazione giovanile Leone XIII di Brescia e i quaranta soci effettivi ricevettero la tessera della Gioventù Cattolica Italiana.
Nel 1923 le iniziative si intensificano, trovando sempre entusiastica accoglienza e adesione nei parrocchiani: la Buona Stampa, la Commissione missionaria, l’Opera S.Vincenzo, la Biblioteca, la prima festa a favore dell’università Cattolica del Sacro Cuore.
L’anno successivo fu costituito il Comitato Antiblasfemo.
Come si evince da queste brevi note, la vitalità della nostra comunità parrocchiale era emersa fin d’allora.
Proficuo fu l’incontro fra il giovane parroco, ricco di energie, culturalmente vivace, capace di intrattenere relazioni con le autorità in alto loco, attento e creativo nel realizzare forme adeguate e stimolanti di apostolato e una comunità di cristiani pronti ad accogliere e perseguire con sacrificio e costanza le illuminanti proposte del loro pastore.
Ringraziando il Signore, anche in epoche successive e potremmo osare dire, prima che “i posteri sentenzino”, fino ai nostri giorni, le sollecitazioni dei nostri beneamati parroci hanno trovato pur nelle inevitabili difficoltà, ampia e generosa risposta.