don Arcangelo Zanetti

Il secondo parroco:Don Arcangelo Zanetti(4 settembre 1844 – 18 aprile 1883)

Don Arcangelo Zanetti è il parroco che finora ha guidato più a lungo la nostra parrocchia: egli offrì il suo prezioso servizio a San Sebastiano per circa trentanove anni – dal 1844 al 1883.

Furono anni densi di avvenimenti le cui cronache, annotate diligentemente da don  Arcangelo nel Libro dei Nati, costituiscono la fonte principale della ricostruzione storica .

Data l’ampiezza del periodo si è ritenuto più opportuno dividere in due parti le vicende più significative.

Nel libro dei Nati del 1893, dopo la registrazione del battesimo di Bugatti M. Maddalena nata il 6 aprile, il parroco Don Roveglia aggiunge una nota:

«N.B. – Il giorno 18 Aprile di quest’anno 1893 si è solennizzato il X° Anniversario della morte del Ven. Parroco D. Arc. Zanetti. Al mattino ufficio funebre solenne, alla sera processione al Cimitero a pregare per l’anima sua, se pur bisogno ha di nostre preci la ressa del popolo specialmente al cimitero, fu un solenne plebiscito, una manifestazione segnalatissima dell’amore, della venerazione, che tutti i parrocchiani di San Sebastiano ebbero pel loro parroco che hanno tuttora e che dieci anni, non valsero non dirò, a cancellare, ma neppure a diminuire e raffreddare. Prega dal Cielo – prega -»

L’affetto e il ricordo costante dei suoi parrocchiani, a dieci anni dalla scomparsa, era ben meritato :il suo impegno e lo zelo nella cura delle anime aveva portato buoni frutti. Durante il suo ministero in parrocchia furono accolti in Seminario numerosi giovani che avviò agli studi(1): fra questi i figli dei coniugi Giovanni Battista Saleri e Teresa Bianchi.

Come viene ricordato in una lettera del 26 Febbraio 1943, inviata da Don Fabiano Bianchi di San Se-bastiano in risposta ad una richiesta del Parroco di Cimmo, i coniugi Saleri ebbero sei figli. Vincenzo morì poco dopo la nascita, Domenica Marina si fece suora e quattro divennero sacerdoti: Don Serafino, Arciprete di Borgo S. Giacomo, che conseguì la laurea in teologia a Roma; Don Vincenzo parroco di La-venone; Don Arcangelo arciprete di Pisogne. Don Luigi morì studente gesuita a Roma.

Don Arcangelo Zanetti  era nato a Gazzolo, frazione di Lumezzane Pieve, il 25 ottobre 1815 da Angelo e Luigia Bolognini. Divenne sacerdote nel 1841 e fu curato nella frazione di Valle. Nella  relazione del parroco della parrocchia di S. Giovanni in occasione della visita del Vescovo Carlo Domenico Ferrari del 1838, tra i sacerdoti viene citato «Don Arcangelo Zanetti, chierico minorista d’anni 22, di assai buon comportamento»(2). Alla morte di Don Pezzucchi, prima di diventarne parroco, Don Arcangelo fu economo spirituale di San Sebastiano.(3)

Difatti nel Libro dei nati al n. 1 dell’anno 1844 si legge:

Io Arcangelo Zanetti E. spir. (economo spirituale), ho battezzato il giorno 23 febbraio 1844 Gaetano Senici nato lo stesso giorno da Giov. Batt. Senici e Margherita Bossini – Padr. Angelo Becchetti.

Oltre alla precisazione del suo incarico nella Parrocchia di San Sebastiano, la lettura delle annotazioni che appaiono puntualmente  nel Libro dei Nati è di grande interesse. Molte di riferiscono allo stato di salute delle viti (per noi cittadini di un importante distretto industriale, quale è da tempo Lumezzane, ciò può apparire singolare); in realtà la “crittonia”, come definì la malattia don Arcangelo, fu tale da compromettere anche l’approvvigionamento della quantità di vino necessaria alla Santa Messa. Alcune note fanno riferimento all’allevamento dei bachi da seta e a precisi ragguagli metereologici.

Altre ricordano con profonda riconoscenza la benedizione del Signore che ha permesso, malgrado le calamità, la realizzazione di alcune opere, in particolare l’Oratorio dei Disciplini.

Se queste cronache appaiono di rilevante interesse per la storia della nostra parrocchia, altrettanto illuminanti sono i commenti che fanno riferimento alla storia della nostra penisola. Si deve rammentare infatti che Don Arcangelo offrì il suo prezioso servizio alla parrocchia per un lungo periodo, circa trentanove anni, dal 1844 al 1883. Come è noto, furono quelli gli anni cruciali per la formazione della nostra Patria: se don Antonio Pezzucchi, il primo parroco dovette giurare fedeltà all’imperatore d’Austria Ferdinando I, don Arcangelo fu testimone del passaggio all’unificazione del regno d’Italia, sotto i Savoia, vivendo con trepidazione le vicende bresciane del 1849, per cui la città, per le sua eroica resistenza, guadagnò l’appellativo di Leonessa d’Italia.

La cosiddetta Questione Romana fu oggetto delle preoccupazioni di questo santo parroco: infatti se il suo animo, all’inizio del Risorgimento, era vicino ai patrioti, alla fine gli irrisolti rapporti tra Stato e Chiesa trovano eco nelle sue accorate annotazioni.

Ma partiamo da quello che appare essere per molti anni il suo cruccio principale. 

Le annotazioni che puntualmente scrisse, sul Libro dei Nati, alla fine degli anni che vanno dal 1852 al 1871 si riferiscono alle cattive condizioni delle viti colpite da malattie che, in assenza degli attuali anticrittogamici, distruggevano inesorabilmente le piante e compromettevano una sia pur limitata vendemmia. La malattia si rivelò assai seria, al punto che venne a mancare, come già citato, la disponibilità di vino per la celebrazione della S. Messa.

Agli attuali giovani parrocchiani potrà apparire singolare questa presenza di viti nella nostra frazione, ma se rileggiamo le descrizioni fatte nel famoso libro del catasto dal procuratore veneziano Giovanni da Lezze si potrà notare, con piacere, come la nostra valle era «montuosa et fertile de formenti, vini, feni et d’ogni sorte de frutti». Certo qui si stava descrivendo la nostra terra nel ‘600, tuttavia anche al tempo di don Arcangelo la coltivazione della vite appare ancora diffusa.

Ma torniamo alla precise note di Don Arcangelo degne di un esperto viticultore.

ANNO 1852

«Nel corso di quest’anno le uve furono affette da un male del tutto misterioso. Molto tempo prima che avessero a maturare una certa lanugine si manifestava intorno al grano, e dove il male era forte anche sugli stessi racemi e sulle foglie, che quasi insensibilmente faceva marcire i grappoli e tutta la vite sembrava arrostita dal sole. Niun rimedio si è trovato che sia stato efficace a guarire di pestifero male».

ANNO 1853

«Le viti anche in quest’anno furono infette della stessa malattia dell’anno scorso. Sul finire di quest’anno, attesa la lunga siccità della passata estate si è sofferto grave carestia di biade la quale rendersi ancor più spaventosa nell’incominciar del nuovo anno».

Conclude ricordando che:

«In quest’anno bench’è molto penurioso si è eretto l’Oratorio la cui spesa ascende a lire milanesi quattromila circa compresa l’acquisto dell’immobile».

Questo interessante accenno, fa riferimento all’intraprendenza del reverendo parroco che, fin d’allora, aveva compreso l’importanza di avere locali adatti per le attività religiose oltre alla chiesa Parrocchiale.

In questo caso si tratta dell’Oratorio dei Disciplini, sito in via Roma, per la Confraternita del SS.mo Sacramento. Esso era anche centro d’incontro per i giovani sotto la protezione di S. Luigi Gonzaga.

Si legge infatti, l’anno successivo:

ANNO 1854

«Nel giorno 21 Agosto si è fatta solennemente la benedizione del nuovo Oratorio eretto l’anno scorso; la qual benedizione venne fatta dall’Ill.mo e rev.mo Sig.r Don Giovanni L. Cernuschi Prevosto della Chiesa dei SS. Faustino e Giovita, nipote del vescovo Gabrio Maria Nava ed erede delle esimie sue virtù.»

Si dovette attendere fino al 1868 prima che il vescovo Girolamo Verzieri visitasse l’Oratorio, come scrive con la solita cura del dettaglio  Don Arcangelo in data 13 luglio 1868:

ANNO 1868

 «Il giorno 13 sulla sera con ben ordinata processione si fece l’incontro a sua Ecc. Il.ma e Rev.ma monsignor Vescovo Girolamo Verzieri, il quale dopo aver visitato la parrocchia di S. Apollonio è venuto poscia al camposanto, ivi si unì al rev.do clero di questa parrocchia ed intonato il Benedictus in mezzo al fragor di mortaretti e al runoreggiar dei tuoni (era insorto un temporale) giunse sull’imbrunir del giorno nell’Oratorio, ove vestito pontificalmente entrò in chiesa parrocchiale. In questa occasione si celebrò solennemente la festa di San Luigi Gonzaga e lo stesso Mons. Vescovo si degnò benché stanco di recitare analogo discorso alla messa cantata con orchestra e musica del rev.do signor parroco di Brione Don Luigi Vimercati col concorso di tutto il rev. clero patrio.»

Ma proseguendo cronologicamente nella lettura delle note a margine nel libro dei Nati, sempre nel 1854, vengono aggiunti  chiarimenti circa la malattia delle viti che viene definita crittonia:

ANNO 1854

 Anche in quest’anno che fu fertile per ogni prodotto, specialmente d’ogni genere di frutti, non si raccolsero uve, perché come negli anni scorsi le viti infette furono della stessa malattia chiamata crittonia e talmente fu scarsa la raccolta dell’uva, che dovettero unirsi varii possidenti della parrocchia a contribuire per pochi grappoli di uva che sani ritrovavano nella loro campagna al fine di provvedere il vino alla sagrestia per la celebrazione delle messe.

ANNO 1855

Le viti in quest’anno anziché ristabilirsi nel pristino stato di salute peggiorarono e fu tale l’infezione della crittograma che non vi fu in Parrocchia possidente veruno che abbia raccolto uve da procurare neanche una grata di vino… ed è cosa rimarchevole che dietro esortazioni dei Fabbricieri avendo le famiglie recato tutta la uva meno infetta per pigiarla ed avere vino occorrente per la sagrestia, non bastavano riempire un (…) di vino atto per la celebrazione della S. Messa.

In quest’anno terribile per la contrada di San Seba-stiano, si verificò una grave pestilenza, che decimò la popolazione. Don Arcangelo, a questo proposito, rimanda alla lettura del libro dei morti.

A questo malanno si deve aggiungere il morbo Colera che in questo stato mise in desolazione il paese. vedi annotazione nel Libro dei Morti.

In effetti, consultando il Libro dei Morti alla tav. 58, ANNO 1855 sono iscritti n. 32 morti a causa del colera, e precisamente 15  donne e 17 uomini dal 1 agosto al 29 agosto.

Il primo caso fu quello di Orsola Bossini di anni 22 cattolica, nubile – Patria e domicilio: Lumezzane S. Apollonio; motivo della morte: Cholera; data e luogo della morte: 1 agosto nella parrocchia di S. Bartolomeo.

Il 2 Agosto moriva di colera Domenico Becchetti di anni 60 «in casa di sua abitazione».

L’istituzione della festa di San Bahcianì risale a questa pestilenza dell’anno 1855. 

Anche nel 1867 si fa riferimento al colera, dopo aver descritto le avverse condizioni atmosferiche, don Arcangelo Zanetti così scrive:

ANNO 1867

«(…) la notte del 22 maggio cadde la neve sui nostri monti e in vicinanza dell’abitato, che fu di gran danno ai bachi, ed anche ad alcune piante fruttifere. In questo mese serpeggia in provincia il morbo colera, ma per ora non è arrivato nella nostra valle».

Certo, la vita dei parrocchiani d’allora non doveva essere molto facile: la natalità era elevata, ma altresì le morti premature: i dati registrati sul Libro dei Morti attestano che la mortalità infantile superava il 50 per cento.

L’analfabetismo era molto diffuso: nel Libro dei matrimoni oltre il 50  per cento degli sposi firmava con la croce perché “illetterato”.

Nonostante le gravi difficoltà e la ”desolazione“ dovuta al colera, la devozione non venne mai meno e il giorno 24 settembre 1855 fu dedicato alla Vergine Immacolata, il cui dogma era stato proclamato l’anno precedente da papa Pio IX.

ANNO 1855

«Il giorno 24 settembre si è solennizzata con religiosa pompa l’Immacolata Concezione della V.SS. Ciò che vi fu di rimarchevole è stato l’apparato della Chiesa che riuscì singolare e perfettamente compita, e fu opera degli Ecclesiastici della parrocchia, una musica (…) (fu la prima volta che questa chiesa ebbe tale onore) numeroso concorso di sacerdoti e di popolo con illuminazione»

L’anno successivo con grande gioia si annuncia la celebrazione della prima messa di due sacerdoti:

ANNO 1856, in marzo

«Il suddetto fu giorno di grande esultanza per questa Parrocchia a motivo dei RR. signori Seneci Bortolo e Saleri Serafino celebrarono la loro prima messa che fu anche la prima che venne celebrata da novelli sacerdoti in questa chiesa parrocchiale».Nel 1856 si attenuano finalmente i danni della malattia che da anni colpiva le viti. Purtroppo, come registra in questa semplice ma efficace cronaca il parroco, si verificano altri fatti calamitosi. L’allevamento dei bachi da seta, introdotta a sostegno di un’economia sempre precaria, subì ancora gravi danni.

ANNO 1856

«In quest’anno venne meno il male della vite, ma la mano di Dio ci percosse con un flagello assai più pernicioso qual fu l’infezione dei bachi da seta i quali venivano affetti da varie malattie, come pu-stole, macchiette nere e si trovavano morti nel loro letto».                                                                   

Sempre pronti a reagire alle difficoltà, i sansebastianesi avviarono nuovi impianti di viti.

ANNO 1857

«La malattia dell’uva in quest’anno ha mitigato alquanto, ma una quantità sterminata di viti per la sofferta malattia degli anni trascorsi ebbe a seccare intieramente, per cui ferve il lavoro per nuova  impiantagioni». Attività che viene segnalata anche nell’anno successivo.

L’anno 1857 sembra volgere al meglio anche sul fronte religioso, se Don Arcangelo poteva scrivere con soddisfazione:

«In quest’anno si è impetrato al Rev.mo Monsignor Vescovo dopo varie suppliche la preziosa reliquia di S. Costanzo nel giorno 24 Maggio si è per la prima volta apposta alla pubblica venerazione in questa chiesa parrocchiale, al fine di tener viva la memoria e la devozione verso questo celebre martire Bresciano, che si santificò sui nostri monti». 

Alla guerra d’indipendenza (il 24 giugno 1859 si combatte la battaglia di Solferino e S.Martino e con l’armistizio di Villafranca la Lombardia ritorna a Vit-torio Emanuele II°) viene dedicata solo una riga; tuttavia la laconicità di Don Zanetti che non fa trasparire nessuna esultanza per il nuovo assetto politico, sottolinea la desolazione per le popolazioni coinvolte.

ANNO 1859

«In quest’anno fu alquanto mitigata la malattia dell’uva, ma serpeggiò così fiero il morbo dei ba-chi, che in tutto il paese non si raccolsero in 20 pesi di bozzoli, al prezzo di Milanesi lire 30 per oncia, fatto non più udito. Terribile guerra desolò, in quest’anno molti paesi e cessò l’austriaco Dominio.»

Le vicende politiche (l’accenno è in questo caso alla spedizione dei Mille) sembrano acquistare più rilievo nella cronaca di Don Arcangelo, anche perché, come si legge, portarono, nonostante gli sconvolgimenti, beneficio al paese.

ANNO 1860

Dopo aver registrato l’irrisolto problema delle viti, «per cui in tutta la parrocchia non si potrà aver vino buono per le celebrazioni delle messe».

«Fu avviato moltissimo il lavoro delle armi, per cui il paese impoverito al sommo si rialzò mirabilmente.

La Bassa Italia tutta sossopra per politici sconvolgimenti, sottoposta a gravissimi mali specialmente dal lato religioso e morale».

Come si evince dalla lettura delle note del parroco Don Arcangelo, l’accenno agli avvenimenti storici che portarono all’unità d’Italia appare sin dal 1848, quando sottolinea per i posteri la generosità degli abitanti di San Sebastiano.

ANNO 1848

«Ad onore di questi parrocchiani si notifica alla posterità che essendosi aperta una colletta in denaro per gli abitanti di Castelnuovo (l’odierno Ca-stelmella) ridotti all’estremo della miseria dalla fuggitive milizie austriache che devastarono i loro campi ed incendiarono il loro paese; un’altra in biancheria per soldati feriti giacenti negli ospitali si è raccolto il giorno della solennità del corpo di N.S. lire mil.65.15 e 4 camicie n. 29 lenzuola n. 13 con nuovi pezzetti di tela. Non s’infievolisce giammai in questo popolo la pietà e la generosità carattere distintivo di questi religiosi abitanti».

Dati i tempi rivoluzionari, lo zelante parroco provvide ad organizzarsi per la cura dei futuri sacerdoti, utilizzando le risorse in loco.

ANNO 1849

«Siccome dai primi mesi del 1848 in cui scoppiarono nel Lombardo Veneto ed altrove terribili rivoluzioni è stato fino ad ora sospeso quasi sempre il Seminario Vescovile di Brescia ed i chierici dovettero istruirsi nel seno della loro patria, e siccome non vi era speranza che si aggiusta neanche nel corso del prossimo anno 1850, perciò si è pensato essere ben fatto che i chierici di questa parrocchia avessero a fare gli esercizi spirituali i quali si tennero in questa casa parrocchiale concorrendovi ancora i chierici della contigua parrocchia sotto la direzione del rev.mo Don Ercoliano Bentivoglio che si prese l’incomodo della predicazione».

Ma continuiamo nella lettura delle interessanti cronache della parrocchia scritte da Don Arcangelo, a conclusione dell’elenco dei nati di ogni anno, riferite alla meteorologia locale. Negli anni 1850 e 1862 registra fenomeni atmosferici che danneggiarono le fucine e i campi

ANNO 1850

«Il giorno 14 sera del mese (agosto) successe in questa valle un allagamento si portentoso che a memoria di uomini non fu giammai veduto, il quale distrusse parecchie fucine ad altre apportò molte rotture e non poche rovine ai monti ed ai campi, nessuna persona però della nostra valle ebbe a perire per tale inondazione». Di questa inondazione si legge una dettagliata cronaca nelle Memorie di Angelo Mazzoldi.

ANNO 1862

«Il crittoma si è mitigato molto anche nei nostri campi e luoghi circonvicini: Così pure la malattia dei bachi». Purtroppo si registra «Due violenti uragani hanno danneggiato le case, la campagna e le fucine».

L’anno precedente, causa la siccità, i raccolti andarono perduti e si soffrì per la penuria d’acqua.

ANNO 1861

«Una siccità a memoria d’uomini non più veduta isterilì la nostra campagna in modo che quasi nulla si è raccolto, ed anche alcune fonti disseccarono intieramente fra le quali la vicina detta Borse. (…)

L’annotazione politica spazia, questa volta alle vicende italiane ed europee. Il timore di sconvolgimenti religiosi lo turba.

«Grandi guai regnano in tutta Italia e quasi in tutta Europa per carenza di viveri e per isconvolgimenti religiosi.»

ANNO 1865

«Dal giorno 13 marzo sino al 28 continuò a nevicare si copiosamente che sui monti si alzò ad altezza di due metri, fenomeno che a memoria delle persone più vecchie non si visse giammai. Alla neve succedette un cielo sereno sino all’ultimo di aprile con tale calore che non solo in pochi giorni si squagliò tutta la neve ma la vegetazione fu così precoce che dopo la metà di maggio si raccoglieranno i bozzoli».

Le annotazioni successive, relative alla situazione di conflitto e tensione che si era creata tra Stato e Chie-sa, confermano quanto la questione abbia scosso le coscienze di questi parroci che, pur vivendo in situazioni di relativa conservazione dello status quo, avvertono tutta la gravità dei mutamenti in atto.

Nel Libro Primo del Registro Matrimoniale

Anno MDCCCXXXVIII si legge

Anno 1866

N.B. – Col 1° gennaio di quest’anno ebbe incominciamento il matrimonio civile, gran ferita alla no-stra religione.

ANNO 1867

«In quest’anno si è tentato di usurpare la Santa Città, ma il cielo nol permise, poiché i soldati del Sommo Pontefice quantunque di gran lunga in minor numero dei nemici han sostenuto con vittorioso esito 27 combattimenti. Ma il nemico della S. Chiesa non è ancora del tutto conquiso perciò il S. Pontefice ha ordinato che in tutto l’orbe cattolico si celebri un triduo di preci concedendo indulgenza plenaria a chi si accosterà al Santissimo».

ANNO 1870

«Il giorno 20 settembre essendo entrate nella S. Città le truppe italiane si è sospeso l’Ecumenico Concilio Vaticano dopo che si ebbero tenute n. 4 sessioni generali nell’ultima delle quali si è definito dopo moltissime discussioni dogma di fede l’infallibilità del Sommo Pontefice».

ANNO 1871

«Il giorno 16 giugno il S. Pontefice Pio IX ha compito l’anno XXV del suo glorioso pontificato. Si e-sultò in tutto il mondo e tutte le corti d’Europa hanno mandato a S.S. le loro felicitazioni  Evv. Evv. P.IX papa e re».

ANNO 1871

Dopo aver registrato con soddisfazione che il problema dell’uva è stato risolto anche senza l’uso della “zolforazione“ come era già stata segnalato nel 1868 e finalmente «quest’anno si fece copioso raccolto» sottolinea con grande angustia che:

«Il sommo pontefice PIO IX spogliato di tutto vive di elemosina detta il denaro di S. Pietro. Dal 20 settembre 70 non è per anco uscito dal Vaticano e Dio lo conserva in perfettissimo stato di Sanità».

A conclusione di questo breve excursus, dove ci è sembrato più opportuno, a parte qualche piccolo chiarimento, proporre una lettura diretta dell’efficace cronaca che ci ha lasciato questo nostro benemerito parroco, è  bello ricordare l’epigrafe incisa nella lapide a lui dedicata:

«A DON ARCANGELO ZANETTI

DEGNO NON DI SEPOLTURA

MA DI VERO ALTARE

MORTO IL 18 APRILE 1883 D’ANNI 68

38 ANNI DI PARROCCHIALI FATICHE

DI SANTITA’ ILLIBATA

D’INESAURIBILE CARITA’

DEDICATI IN SAN SEBASTIANO

ALLA SACERDOTALE

POPOLARE EDUCAZIONE

GLI OTTENNERO

LA VENERAZIONE DEL SUO POPOLO

CHE A PERENNE MEMORIA

DI TANTO PASTORE E PADRE.

P.P.

Nel decreto costitutivo dell’agognata parrocchia, il Vescovo Carlo Domenico Ferrari ai “diletti figli che abitano in Lumezzane San Sebastiano” motiva l’accoglimento della loro legittima aspirazione all’autonomia, dicendo “noi teniamo presenti con pastorale sollecitudine le cose che si devono promuovere per il maggior culto divino e la fervorosa cura delle ani-me”.

Le attese del Vescovo non andarono deluse se, come ci dicono le cronache del tempo, l’impegno dei nostri due primi parroci portarono così buoni frutti.

Testimonianza di Don Vincenzo Boni, coadiutore di don Arcangelo Zanetti ed economo spirituale per sei mesi, prima della nomina del successivo parroco don Ringhini.

Dal Libro dei Morti

Anno 1883 – Mese di Aprile – n. 33

Il 18 detto alle ore 6 m 15 pomeriggio moriva il Molto Reverendo Parroco D. Arcangelo Zanetti del fu Angelo e Bolognini Lucia d’anni 68, nella Comunione di S. Madre Chiesa catt. nutrito dei S.S. Sacramenti della Penitenza ed Eucaristia ed Estrema Unzione e Benedizione Papale e fu sepolto nel solito cimitero.

D. Arcangelo Zanetti fu sacerdote esemplare per vita modesta ed austera, ornato in tutte le virtù sacerdotali si da essere il modello del vero sacerdote cristiano. Egli resse questa Parrocchiale per ben 40 anni, che furono quarant’anni di abnegazione, di sacrifici, di orazione, di studio, di fatiche indefesse. Non curò il proprio interesse, ma solo quello della religione. Egli, il nostro amatissimo Pastore venne in questa Parrocchia appena in fresco istituita, sprovvista in tutto, e in tutto con le sue industrie che gli suggeriva il suo zelo, l’arricchì.

Fabbricò una bellissima Sacrestia di cui eravamo sforniti, eresse dalle fondamenta un Oratorio, a tutto provvide.

In tante occupazioni pastorali, trovava il tempo per l’istruzione dei giovanetti specialmente a quelli incamminati per la sacerdotale carriera e una dozzina sono ora sacerdoti senza contare i morti, e coloro che si fermavano a mezzo del cammino. Il nostro Arciprete in 40 anni di pastoral cura non un minuto passò senza un’occupazione, che non fosse per il ministero. Sopratutto per la virtù della carità di cui fu esimio in Lui rifulse. I poveri e gli infermi in Lui trovarono un aiuto ed un conforto. Ma la virtù in questa terra non alberga a lungo. Il cielo è la sua sede, e al cielo volò, dopo tre giorni di cruda malattia nel quale si conobbe di quanta abnegazione fosse capace quell’anima…

Addio, amatissimo Padre, la tua memoria nel cuore dei Lumezzanesi.

La ricordanza dei tuoi esempi varrà in terrestri favori in quella via, nella quale con tanto studio, li hai messi. Tu ci conforta dal cielo con una tua benedizione che scesa sarà in quel felice incontro, che faremo in Paradiso.

Boni sacerdote Vincenzo, questo cenno scrisse.

 Altre testimonianze

La generosità e la vasta cultura del nostro secondo parroco sono testimoniate anche dal numero cospicuo di volumi lasciati alla parrocchia. Nella copia dell’atto d’immissione in possesso del beneficio parrocchiale del rev. Don Roveglia Teodosio (quarto parroco), in data 16 luglio 1892, viene steso l’elenco completo dei volumi, che raggiungevano il ragguardevole numero di 273. (Purtroppo molti di essi sono andati dispersi).

Durante il riordino del fondo librario, che è tuttora in corso e di cui si relazionerà al termine del lavoro, la dott. Silvia Boni ha ritrovato, gelosamente custodita in uno dei volumi appartenenti a don Zanetti, una lettera datata 18 aprile 1840 del rev. mons. L. Bianchini, indirizzata a Don Arcangelo, “Figlio carissimo in Gesù Cristo”.

Il tono dello scritto sembra quello di un affettuoso e accorto padre spirituale che risponde al sacerdote lu-mezzanese, riguardo ad una sua particolare richiesta, dopo essersi consultato con Mons. Vescovo.

Anche questa testimonianza sottolinea, ancora una volta, la ricchezza spirituale dei sacerdoti che hanno guidato la parrocchia di San Sebastiano.

CENNI STORICI

Riproponiamo alcuni cenni storici relativi agli eventi più significativi nel periodo in cui operò il nostro secondo parroco, don Arcangelo Zanetti (1844–1883).

Densi di avvenimenti, sia sul piano politico sia su quello religioso, furono quegli anni: le guerre d’indipendenza che condussero all’Unità la nostra penisola, la Questione Romana rimasta irrisolta, la proclamazione di due Dogmi di fede.

1848 «E’ l’anno delle rivoluzioni liberali in Europa.

Milano insorge il 18 marzo.

Lo stesso giorno Brescia instaura un governo provvisorio. I distretti di Bovegno e Gardone sono i primi, con quelli di Chiari e Rovato, a mettere a disposizione di Brescia uomini e armi.

17 aprile 1848 – Volontari valtrumplini e valsabbini si spingono fino ad Arco, nel Trentino, ma l’opposizione austriaca li fa indietreggiare.

 Luglio 1848La sconfitta dell’esercito piemontese a Custoza consente agli austriaci di rioccupare nell’agosto Brescia e il suo territorio.(1)

1849

23 marzo – 1 aprile 1849 “Dieci giornate“ di Brescia.

Dalla Valtrompia scendono in città centinaia di uomini armati in aiuto degli insorti. Anche da Lumezzane partono i patrioti, guidati dal parroco di San Apollonio, don Ercoliano Bentivoglio, e con in testa la bandiera tricolore benedetta il 23 marzo sul piazzale della Chiesa di San Sebastiano dal parroco don Arcangelo Zanetti.(2)

1850

14 agosto 1850 – Una spaventosa alluvione colpisce tutta la Valtrompia. (3)

1854

Papa Pio IX proclama il dogma dell’Immacolata Concezione. (4)

1859

8 giugno – Dopo la vittoria di Magenta, Vittorio Ema-nuele II° e Napoleone III° fanno il loro ingresso in Mila-no.

24 giugno – Battaglia di Solferino e S. Martino, sconfitta austriaca. Armistizio di Villafranca. La Lombardia ritorna a Vittorio Emanuele II°.

1860

Spedizione dei Mille

1861

Febbraio – Elezioni politiche – La Valtrompia fa parte del collegio elettorale di Iseo e diventerà per decenni un feudo elettorale degli zanardelliani. A marzo si proclama il Regno d’Italia.

1866

IIIa guerra d’indipendenza

1869 – 1870

Dicembre 1869 – luglio 1870 – Concilio Vaticano: vie-ne proclamato il dogma dell’infallibilità papale.

20 settembre 1870 – Breccia di Porta Pia

1871 Luglio

Roma viene proclamata capitale d’Italia.